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Channel: pattern Archivi - Frizzifrizzi
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Tesori d’archivio: i pattern dell’arte islamica

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Essendo una religione aniconica, che non ammette cioè la rappresentazione figurativa della divinità, l’Islam ha portato ai massimi livelli l’arte della decorazione geometrica astratta, andando a pescare dalle tradizioni più antiche — quella greca (vedi appunto le greche), quella romana, quella persiana, quella indiana — e complicandone ulteriormente gli schemi anche grazie all’apporto dei grandi matematici ed astronomi arabi, ed inserendovi elementi calligrafici (la matematica, dopotutto, è il linguaggio della natura, così come la scrittura nastaliq, cioè l’adattamento persiano della scrittura araba; si racconta che i grande calligrafo Mir’Ali, tradizionalmente considerato come l’inventore della nastaliq, sia stato ispirato da un sogno in cui vide le oche volare).

Visibili nei luoghi di culto e sugli oggetti sacri ma anche su tutta una serie di elementi uso quotidiano, i pattern differiscono in base alla provenienza: quelli indiani sono differenti da quelli siriani, a loro volte diversi da quelli marocchini, e via dicendo.
Tra i più grandi studiosi occidentali di pattern islamici c’è David Wade, architetto, scultore, grafico, studioso della magica intersezione tra geometria e arte (a cui ha dedicato un sito, bellissimo, Geometricism, che consiglio di spulciare fino all’ultimo link, così come consiglio anche di seguire il suo account Instagram @dav.d_wade) nonché autore, fin dagli anni ’70, di numerosi libri sull’argomento.

Grand parte delle sue ricerche sui patter islamici è stata raccolta in un sito, Pattern in Islamic Art, che è un enorme archivio di informazioni, di foto (scattate personalmente da Wade durante i suoi numerosi viaggi) e soprattutto di schemi tratti sia dai suoi libri che da quelli di altri autori.
C’è di che passarci sopra giornate intere, soprattutto in quei modelli che mostrano come da semplicissime figure geometriche vengono fuori intricatissimi motivi.

Quest'articolo è stato scritto da Simone Sbarbati ed è uscito su Frizzifrizzi.


I pattern della metropolitana di Londra

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I pattern più celebri della metropolitana londinese sono sicuramente quelli dei sedili, tanto che il London Transport Museum vende svariati oggetti e mobili che utilizzano gli stessi motivi e uno degli ultimi “aggiornamenti” è stato anche stato oggetto di una sorta di caccia ai particolari nascosti.

Pareti, tunnel, scalinate e tanti altri piccoli dettagli sparsi per le stazioni, però, non sono da meno. Tanto che qualche mese fa qualcuno ha creato un account Instagram interamente dedicato a questo: @tube_patterns.

Quest'articolo è stato scritto da Redazione ed è uscito su Frizzifrizzi.

Tesori d’archivio: un account Instagram raccoglie i pattern del “mondo reale”

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Ci camminiamo sopra, li troviamo sulle facciate delle case, sui muri di un bagno, più o meno nascosti nei graffiti che colorano le periferie.
Sono sulle carte da parati, sugli scalini di un palazzo e, se lo guardiamo dal punto di vista giusto, pure sul palazzo stesso.
Sono sui sedili della metro e quelli dei bus. Sulle saracinesche dei negozi, nelle vetrine, sui tombini, sopra i tetti.

I pattern sono ovunque — citando per la seconda volta lo scrittore americano Chuck Palahniuk: there are only patterns, patterns on top of patterns, patterns that affect other patterns. Patterns hidden by patterns. Patterns within patterns.

Deve pensarla allo stesso modo anche Miriam Ibanez, fashion designer di base a Londra che è talmente attratta dai motivi che si ripetono da collezionare tutti quelli che trova — e ci vuole un buon occhio perché molti di essi sanno nascondersi bene.

Ibanez è la curatrice di un sito che porta l’indovinatissimo nome di repeatrepeatrepeat, che ha fondato nel 2010 e dove ha raccolto centinaia e centinaia di “esemplari”. L’archivio si ferma al 2014 però la designer ha continuato la sua caccia su Instagram e sul suo @rrreeepppeeeaaattt, aggiornato quasi quotidianamente, ci sono oltre 1000 immagini.

Quest'articolo è stato scritto da Simone Sbarbati ed è uscito su Frizzifrizzi.

I pattern dei sedili di tutto il mondo

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Nato dall’idea di Julien Potart, barbuto regista francese che evidentemente passa un sacco di tempo sui mezzi pubblici, @idontgiveaseat è un account Instagram interamente dedicato ai pattern dei sedili dei mezzi pubblici di tutto il mondo (giusto qualche giorno fa abbiamo parlato di quelli della metro di Londra), da Palermo a Tokyo.

Tra bus, treni, tram, metropolinate e persino battelli, @idontgiveaseat ne raccoglie oltre 200, fotografati dallo stesso Potart o inviati da altri utenti che condividono la stessa passione.

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Quest'articolo è stato scritto da Redazione ed è uscito su Frizzifrizzi.

Tesori d’archivio: un piccolo capolavoro dell’Art Nouveau

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Nato in Svizzera nel 1841, Eugène Grasset fu, come molti artisti della sua epoca, un talento multiforme capace di esprimersi al meglio in svariati campi: pittura, scultura, ceramiche, illustrazione, disegno grafico, design (d’arredamento, del gioiello), progettazione tipografia.

Dopo aver studiato disegno a Losanna e architettura a Zurigo, Grasset si trasferì a Parigi, dove diventò uno dei nomi più celebri del movimento Art Nouveau, soprattutto nel campo della grafica e delle arti decorative, contribuendo a definirne l’estetica, con le sue linee curve, i ghirigori, le forme organiche che si ispirano alla natura ma evitano di imitare pedissequamente “il pennello di Dio” per offrine invece una versione più stilizzata che evidentemente deve molto all’essenzialità delle stampe orientali.

A capo di un vero e proprio studio creativo, nel 1896 Grasset curò e diede alle stampe un volume intitolato La plante et ses applications ornementales, che raccoglieva in decine di tavole lo spirito delle arti decorative di quel periodo e mostrava praticamente come da una pianta e da un fiore potessero uscir fuori splendidi pattern.
Il libro è composto praticamente di sole immagini, con illustrazioni realistiche stile “tavola botanica” che precedono l’interpretazione Art Nouveau, realizzate principalmente da Maurice Pillard Verneuil, allora allievo di Grasset.

Più volte ristampato in nuove edizioni (eccone una), il volume si può anche sfogliare online o addirittura scaricare in alta risoluzione, mentre il successivo L’animal dans la Decoration, pubblicato l’anno dopo e dedicato invece alle stampe d’ispirazione zoologica, si può vedere quasi integralmente sul sito della New York Public Library.

Quest'articolo è stato scritto da Simone Sbarbati ed è uscito su Frizzifrizzi.

L’animazione di Emanuele Kabu per il nuovo video di Populous

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Un unico piano sequenza, che si sviluppa come un trip dal mare alla strada — e ritorno — mentre le linee danzano, i colori s’accendono, gli elementi si compongono e scompongono a ritmo di musica.
Ma ciò che è davvero sorprendente nel video che l’artista d’animazione Emanuele Kabu ha creato per il nuovo singolo di Andrea Mangia, in arte Populous — uno dei più apprezzati e conosciuti producer di musica elettronica a livello internazionale —, è l’uso dei pattern, in questo caso quelli delle caratteristiche piastrelle chi si possono ammirare sui palazzi di Lisbona.

Perché Lisbona?
Perché il nuovo album di Populous — che porta lo stesso nome del singolo, Azulejos, e uscirà il prossimo 9 giugno — è un omaggio alla città portoghese (le azulejos sono proprio le tipiche, decoratissime piastrelle in ceramica) e per realizzare l’animazione Kabu è partito dalle foto scattate sul posto dal musicista.

Quest'articolo è stato scritto da Simone Sbarbati ed è uscito su Frizzifrizzi.

L’ archivio di pattern della Design Library su Instagram

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Della Design Library ho già parlato in occasione dell’uscita di Patterns, un affascinante libro che permette di entrare, seppur soltanto idealmente, dentro al più grande archivio mondiale di pattern, che ha sede fuori New York e attualmente può contare su oltre 7 milioni di campioni di motivi stampati o dipinti su carta o tessuto.

Al di là del libro, però, ci sono altri modi di sbirciare tra i tesori della raccolta. Uno è quello di iscriversi al nuovo servizio Kosmos & Satellite. Lanciato a maggio 2017, ha due opzioni: una a pagamento, che permette di fare ricerca su oltre 20.000 pattern e di richiedere anche immagini ad alta risoluzione; l’altra, gratuita, dà l’accesso alle quasi 500 immagini già pubblicate nel libro di cui sopra.

Tuttavia, la maniera più semplice per farsi almeno un’idea delle perle della collezione della Design Library, è l’account Instagram @the_design_library.
I pattern qui di seguito, astratti e figurativi, dell’800 e del ‘900, su tessuto o su carta e di provenienza principalmente francese e americana, sono presi da lì.

Quest'articolo è stato scritto da Simone Sbarbati ed è uscito su Frizzifrizzi.

10 profili instagram da seguire per chi ama i pattern

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Schema, modello, campione, motivo, pattern.
«Le nostre menti sono programmate dalla natura per individuare i pattern», sostiene Mark Frost, co-ideatore e co-produttore di Twin Peaks (ma dev’essersi dimenticato di spiegarlo al suo sodale David Lynch).

Incapaci di adottare una veduta satellitare stile Google Maps su noi stessi, ci viene molto più semplice individuare i pattern nelle vite e nei comportamenti altrui, sebbene sia consigliabile tenere per sé i risultati di tali osservazioni dall’alto della stratosfera, perché poi l’altro, quando glielo si fa notare, giustamente si incazza. Esattamente come ci incazziamo noi quando ci toccano i panni dell’altro.

Per fortuna i pattern di cui si parla qua sono molto più innocui e, sebbene anch’essi siano ovunque, il rischio di far girare le scatole a qualcuno è vicino allo zero.

* * *

1. Patternity

Studio di ricerca specializzato nella raccolta e catalogazione di pattern “nascosti”, Patternity (di cui abbiamo già parlato in occasione dell’uscita dell’omonimo libro) è una fonte continua di inaspettate meraviglie, anche su Instagram.

2. Surface Patterns

Collegato all’omonima pagina Facebook, da quasi due anni va a caccia in lungo e in largo per la rete a scovare pattern realizzati da artisti e designer, con un’evidente predilezione per quelli a tema floreale e naturalistico.

3. The Design Library

Ne abbiamo parlato recentemente (e da lì è nata anche l’idea per questo post): la Design Library è il più grande archivio mondiale di pattern e su Instagram pubblica vere e proprie chicche dell’800 e del ‘900.

4. Patternbank

Piattaforma dedicata alla vendita di pattern realizzati da designer di tutto il mondo, Patternbank è un servizio utilizzato da chi lavora nel mondo del tessile, della grafica e della stampa e pubblica periodicamente dei report sulle ultime tendenze stagionali.
Il suo account Instagram è pieno di ispirazioni.

5. Fashion and Textile Museum

Di base a Londra, il Fashion and Textile Museum organizza periodicamente mostre e workshop su design tessile, design della moda e design del gioiello.
Su Instagram non pubblica soltanto pattern ma vi si possono trovare raffinate rarità del passato.

6. Patterns From Daily Life

Il mondo è pieno di pattern: sono sui muri e per le strade.
Basta saperli trovare.

7. David Wade

Artista, esperto di patter orientali e mediorientali, curatore di un sito meraviglioso come Pattern in Islamic Art, Wade porta avanti anche un account Instagram poco seguito ma molto interessante.

8. I Have This Thing With Floors

Tra le milioni di foto ai piedi che si trovano su Instagram, molte ritraggono anche splendidi e spesso antichi pavimenti con pattern, mosaici e decorazioni.
Il seguitissimo I Have This Thing With Floors cura una selezione dei migliori, postando quasi ogni giorno piedi e pavimenti di tutto il mondo.

9. Eating Patterns

A differenza di tutti gli altri, questi si possono eventualmente anche mangiare o bere.
Li realizza Vega Hernando, designer tessile spagnola con la passione per la cucina.

10. Llew Mejia

Messicano-americano, Llew Mejia è un giovane illustratore e designer tessile, tra i più celebrati della sua generazione.
Su Instagram posta i suoi lavori ma anche bozzetti e ispirazioni.

Quest'articolo è stato scritto da Redazione ed è uscito su Frizzifrizzi.


Tesori d’archivio: un libro dell’800 sugli antichi pattern cinesi

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Al motto di «la forma senza colore è come un corpo senza l’anima», l’architetto e arredatore d’interni gallese Owen Jones fu uno dei più grandi studiosi di arti decorative, in special modo di quelle mediorientali, nonché figura fondamentale per la nascita di un museo, quello di South Kensington, che più tardi sarebbe diventato il celeberrimo Victoria and Albert Museum.

Nato nel 1809, nel ’32 Jones, come tanti altri artisti e rampolli della nobiltà e dell’alta borghesia prima e dopo di lui, si mise in viaggio per l’Europa. Il suo Grand Tour lo portò in Italia e in Grecia, per poi spingersi anche in Turchia e in Egitto, tornando infine in Europa passando per il sud della Spagna.

Durante tutte le tappe del Tour, Jones studiò monumenti e decorazioni e, una volta a Granada, rimase talmente affascinato dall’Alhambra che una volta tornato nel Regno Unito dedicò alle decorazioni del complesso architettonico spagnolo un’opera in ben 12 volumi, contribuendo tra l’altro a sviluppare la tecnica di stampa della cromolitografia, visto che, a suo parere, le modalità di stampa disponibili fino ad allora non riuscivano a dare il giusto risalto allo splendore cromatico dei pattern.

Le ricerche compiute durante il Grand Tour, tra l’altro, furono le basi anche per la più celebre pubblicazione di Jones, la sua Grammatica degli Ornamenti, una colossale opera, uscita nel 1856, che mostrava e spiegava le arti decorative di tutte le epoche e tutte le latitudini.

Oltre all’arte islamica, grande amore di Jones furono anche gli ornamenti cinesi, ai quali dedicò un bellissimo libro illustrato intitolato Examples of Chinese ornament selected from objects in the South Kensington museum and other collections.

Pubblicato nel 1867, il libro raccoglie ben 100 tavole a colori — qua sotto una piccola selezione — e si può sfogliare online oppure scaricare.

Quest'articolo è stato scritto da Simone Sbarbati ed è uscito su Frizzifrizzi.

I toast di Eiko Mori

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Eiko Mori è una food stylist giapponese che si diletta a preparare (e a pubblicare sul suo account Instagram) toast.

Da circa un anno, Mori prende una fettina di shoku-pan, un pane al latte giapponese, lo tosta, e poi con l’ausilio di un cucchiaio, di uno stuzzicadenti, di una pinzetta e di una piccolissima sac à poche, realizzata con della pergamena, dà vita a bellissimi ed invitanti pattern.

Lo fa utilizzando marmellate, creme, semi, frutta ed altri elementi eduli, che per texture e colore spiccano sul piano candido della panna acida fatta in casa.
Tutto commestibile anche se non credo nessuno abbia poi il coraggio di rovinare l’opera e mangiare.

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Quest'articolo è stato scritto da Francesca Arcuri ed è uscito su Frizzifrizzi.

Spectrum: i colori e i pattern del mondo attorno a noi

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Da uno dei più rigorosi e minimalisti architetti contemporanei non ti aspetteresti un (seppur maniacalmente ordinato) tripudio di colori, di intrichi di foglie, di mattonelle scheggiate, terreni rugosi segnati dalla siccità, facciate di edifici rovinate dal tempo, grattacieli al tramonto, acciottolati sconnessi, pareti dipinte male…

Non ci fosse il nome dell’autore stampato sul libro, quello che si scopre attraverso le pagine di Spectrum — volumone di oltre 350 pagine dato alle stampe da Phaidon — si potrebbe pensare che lo sguardo sia quello di un artista orientale, tra filosofia wabi sabi e ricerca dell’essenzialità nelle piccole cose inaspettate.

E invece ad aver scattato le centinaia di immagini protagoniste di questa sorta di antologia dedicata ai colori e ai pattern del mondo è l’architetto britannico John Pawson. Come traspare dalla sua introduzione al libro, ciò che rimanda alla cifra stilistica del suo lavoro è proprio il rigore catalogatorio, la voglia (o meglio, la necessità) di ordinare anche ciò che apparentemente sembrerebbe impossibile da controllare, e cioè il mondo stesso.

«La metodologia che sta alla base della disposizione cromatica di queste immagini incarna le verità che stanno alla base delle mie preferenze e dei miei metodi di lavoro. Sono naturalmente attratto dai compiti che riguardano la catalogazione, l’editing e il riordinare, e interessato a come questi processi possano essi stessi diventare delle esperienze significative. Mi interessa l’idea di un atto definitivo di cura. Sono eccitato dalla sfida di identificare quali regole andranno a produrre il risultato più rigoroso», scrive infatti Pawson.

Il risultato di questa incredibile ricerca è appunto Spectrum (che si acquista anche su Amazon), una dichiarazione d’amore per il colore, per la luce, per la materia, per la terra, per il caso, scritta attraverso più di 300 fotografie scattate qua e là per il mondo, avvicinando l’obiettivo al soggetto, alzando lo sguardo al cielo, cercando la bellezza e l’ordine laddove non sempre è facile trovarli.

Quest'articolo è stato scritto da Simone Sbarbati ed è uscito su Frizzifrizzi.

Un account Instagram dedicato ai pattern dei tappeti degli hotel

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Quel che funziona su Instagram non è detto che vada altrettanto bene nel mondo reale. E viceversa. Chi andrebbe infatti a vedere una mostra di foto che hanno come soggetto i pattern dei tappeti — anzi, i tappeti degli alberghi?
Eppure chissà come, con poche decine di post l’account @myhotelcarpet — aperto da Bill Young, uno che di mestiere fa sia il pilota che il fotografo e dunque macina migliaia di chilometri attorno al mondo — ha più di 600.000 follower.
Seicentomila! Per dei tappeti. Degli hotel. Che notoriamente sono i più assurdi (sia in senso positivo che negativo) sui quali possa mai capitare di metter piede sopra. Non ricordo di aver mai pensato né sentito dire, per i corridoi e nella hall di hotel, «cavolo, dovremmo prenderne uno simile per casa nostra».

Probabilmente, per spiegare tanto successo, al fascino magnetico che qualsiasi pattern esercita sulla mente umana in questo caso bisogna aggiungere pure la capacità che hanno gli alberghi di catalizzare e innescare storie. E su @myhotelcarpet, pur non vedendo né stanze né persone, in qualche modo riesci a visualizzare le potenziali trame che potrebbero dipanarsi su quei tappeti e dietro alle porte che li ospitano: commessi viaggiatori depressi, coppiette malassortite, mafiosi russi, torbidi amori proibiti, bambini con lo shining, celebrità in terapia di riabilitazione, eccetera eccetera.

Quest'articolo è stato scritto da Simone Sbarbati ed è uscito su Frizzifrizzi.

Da Spazio B**K una selezione di libri a tema pattern e tessuti

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Spazio b**k è una delle migliori librerie indipendenti di Milano, probabilmente d’Italia, e forse forse, tanto l’amore che Chiara Bottani e Diletta Colombo, le due fondatrici, mettono in quello che fanno, che i confini si potrebbero allargare ancora di più.

Aperto nel 2012 in zona Isola, lo Spazio è presto diventato un punto di riferimento imprescindibile sia per la grande e ottima selezione di albi illustrati e libri legati alle arti, alla cultura visiva e all’artigianato, sia per l’incredibile, fittissimo calendario di presentazioni e workshop organizzati all’interno della libreria.
A tutte queste attività, da qualche mese si è affiancato anche il Market b**k, un negozio online completamente diverso da quelli a cui siamo abituati di solito.

Se la stragrande maggioranza dei bookshop in rete si basano infatti sull’enorme quantità e su consigli per gli acquisti suggeriti da complicati algoritmi, Market b**k è invece l’equivalente web dell’esperienza che i clienti possono fare in libreria, cioè affidarsi alla sapienza e all’esperienza delle libraie.
Invece di una vetrina piena di… tutto, il progetto consiste in una serie di “itinerari”, di percorsi tematici, alcuni sempre disponibili (chiamati mercato perenne), alcuni focalizzati su un particolare autore (bibliografia monografica) e altri temporanei.

La prima di queste vendite temporanee è stata lanciata oggi, si concluderà il 17 dicembre, ed è dedicata a due temi — intimamente legati tra loro — a cui siamo molto affezionati: i pattern e il tessile.
L’offerta è enorme, composta da libri nuovi, libri usati, chicche quasi introvabili, riviste: tutto è stato accuratamente scelto “a mano”. «Niente algoritmi, solo occhi e mani di libraie», assicurano Chiara e Diletta.

Quest'articolo è stato scritto da Simone Sbarbati ed è uscito su Frizzifrizzi.

Un vecchio libro tedesco dedicato ai pattern

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Ristampato di recente, Wie zeichne ich geometrische Muster? è un libro uscito originariamente nel 1959 dall’editore tedesco Musterschmidt, che dedicò una serie di pubblicazioni al disegno — nella collana c’erano titoli che insegnavano a ritrarre un po’ di tutto, dalle piante agli animali, dalle mani alle auto, dai bambini all’arredamento d’interni.

A curare l’opera furono Christian Gecks — del quale non sono riuscito a trovare informazioni — e Sigmund von Weech, che invece fu un designer piuttosto importante: nato nel 1888 e morto nel 1982, nel ’21 creò, insieme al tipografo Rudolf Koch, lo stemma dell’allora reich tedesco, nonché numerose grafiche di francobolli, mentre dalla fine degli anni ’20 in poi si dedicò principalmente al design di tessuti decorativi e all’insegnamento.

Composto da 64 pagine e numerose pagine illustrate, la ristampa è in vendita sul sempre fornitissimo negozio delle meraviglie Present & Correct.

Quest'articolo è stato scritto da Simone Sbarbati ed è uscito su Frizzifrizzi.

Overcromo: i pattern e l’arte astratta della segnaletica stradale

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Linee che si intrecciano, stencil sbiaditi che si sovrappongono, numeri, codici, forme geometriche. Sotto ai nostri piedi, ogni giorno, per strada, dipinta sull’asfalto, c’è una vera e propria galleria di segni. Sono lì per dirci dove parcheggiare, dove possiamo e non possiamo andare, dove fermarci e per quanto, che direzione prendere, dove aspettare un taxi, in che punto fare la nostra traversata da un marciapiede all’altro (le strisce pedonali come ponti, e chi s’azzarda a guadare lo fa a proprio rischio e pericolo).

Bastano però un occhio allenato, l’attenzione che solo le piccole cose banali necessitano e una cornice in cui racchiudere un frammento di mondo, ed ecco che la segnaletica stradale perde la sua funzione originaria per diventare qualcos’altro: l’inizio di un pattern, arte astratta.
Lo dimostra un account Instagram aperto poche settimane fa, lo scorso ottobre. Si chiama Overcromo ed è dedicato alla “bellezza dimenticata” che calpestiamo per 365 giorni all’anno senza accorgercene.

P.s.
Ringrazio Lionello Borean per la segnalazione.

Quest'articolo è stato scritto da Simone Sbarbati ed è uscito su Frizzifrizzi.


Tesori d’archivio: un libro del 1925 dedicato a stoffe, tappeti e pattern

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Dall’Art Déco allo stile orientale, dall’etnico all’anticheggiante. Maurice Pillard Verneuil, decoratore, illustratore, editore, già allievo di Eugène Grasset, in occasione dell’Esposizione internazionale di arti decorative e industriali moderne che tenne a Parigi nel 1925 (la nascita ufficiale dell’Art Déco viene fatta risalire proprio a quell’evento), curò e stampo un libro dedicato alle ultime tendenze in fatto di tessuti e ai tappeti prodotti in tutto il mondo.

Intitolato Étoffes et tapis étrangers, raccoglie tappeti e arazzi, stoffe con motivi stampati o tessuti, provenienti dal Giappone, dalla Russia, dalla Svezia, dalla Polonia, dall’Olanda, dal Regno Unito, dall’Austria, dalla Svizzera e ovviamente anche dall’Italia (ci sono pezzi di alcuni nomi storici del tessile come Prampolini, Rosa Giolli Menni, Benigno Crespi, Guido Ravani).

I volumi originali dell’epoca sono ovviamente costosissimi (e hanno una copertina strepitosa) ma la “solita” New York Public Library ha digitalizzato il libro, che si può sfogliare online e scaricare.

Quest'articolo è stato scritto da Simone Sbarbati ed è uscito su Frizzifrizzi.

I pavimenti di Cuba nella nuova serie fotografica di Sebastian Erras

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Dopo Parigi, Venezia, e poi Londra e pure Barcellona, il fotografo tedesco Sebastian Erras, diventato qualche anno fa una star di Instagram con il suo account @Parisianfloors, attraversa l’oceano con il suo semplice quanto efficace format — foto in soggettiva, inquadratura zenitale, su pavimenti dai pattern meravigliosi e sulle sue scarpe che ci stanno sopra — fino ad arrivare a Cuba.

Proprio le scarpe sono diventate il passaporto di Erras per la collaborazione con i più grandi marchi del settore, tra cui Gucci, che difatti ha sponsorizzato su Instagram i post cubani del fotografo.

Quest'articolo è stato scritto da Redazione ed è uscito su Frizzifrizzi.

Tra pattern e ricerca della felicità: il diario di Patternity

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Nato nel 2009 e fondato dalla fotografa e art director Anna Murray e dalla designer Grace Winteringham, lo studio londinese Patternity è un progetto di ricerca che ruota interamente attorno ai pattern e si occupa di consulenze in settori come la moda, l’editoria, la comunicazione e la tecnologia, di sviluppo di prodotti, di organizzazione di eventi e soprattutto di “diffusione di energie positive” attraverso workshop, incontri ed esposizioni che si basano sulla scoperta di schemi che si ripetono là dove sembrerebbe che non ce ne siano.

La filosofia (perché di tale si tratta) di Patternity si basa su alcune semplici quanto stimolanti domande: il modo in cui guardiamo ai dettagli più piccoli aumenta la nostra consapevolezza del quadro generale?, Possiamo creare vera innovazione visualizzando ciò che non si vede?, Essere più consapevoli ci rende più felici e più sani?, Essere ogni giorno più grati può influenzare il mondo che ci circonda?
Ma non è tanto la risposta — che è scontata, — a essere importante, quando il percorso che possiamo incominciare a fare ponendoci tali interrogativi.

Già autrici di un libro che ha avuto molto successo, Patternity – a new way of seeing, Murray e Winteringham hanno deciso di sistematizzare ulteriormente la loro ricetta per la serenità in una pubblicazione che è un ibrido tra un diario e un manuale di attività.

Intitolato Be Great Be Grateful: A Journal for Positive Living, si tratta di una sorta di corso articolato in tre parti — consapevolezza, comprensione e connessione — nelle quali, attraverso esercizi, ispirazioni e sfide creative, Murray e Winteringham insegnano a star meglio imparando a scoprire, capire e usare i pattern.

Quest'articolo è stato scritto da Simone Sbarbati ed è uscito su Frizzifrizzi.

Un account Instagram dedicato agli azulejos, le tipiche piastrelle di Lisbona

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Di origine araba, gli azulejos sono un simbolo del Portogallo, tanto che su di essi il designer Eduardo Aires ha giocato l’intero progetto di identità visiva per la città di Porto, e di recente Emanuele Kabu ha sperimentato sulle decorazioni delle tipiche piastrelle colorate in ceramica prodotte in Portogallo fin dal ‘400 nel video per un singolo di Populous, intitolato appunto Azulejos e dedicato a Lisbona.

Proprio a Lisbona, dove ha sede il Museu Nacional do Azulejo, qualcuno ha deciso di andare a caccia dei più begli esempi di azulejo della città, raccogliendoli poi tutti su un account Instagram, aperto lo scorso ottobre: @tiles.of.lisbon.

Quest'articolo è stato scritto da Redazione ed è uscito su Frizzifrizzi.

Di pattern e di mattoni

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C’è sicuramente meno varietà rispetto a piastrelle e pavimenti, ma anche i muri di mattoni possono diventare delle ottime fonti di appunti visivi su pattern e colori, e infatti su Instagram stanno cominciando a spuntar fuori alcuni profili dedicati, gestiti non a caso da designer.

C’è ad esempio @brickofchicago, creato da un art director, Will Quam, che ha cominciato a notare la bellezza dei mattoni dopo aver letto un libro, On Looking, di Alexandra Horowitz, una guida all’osservazione e alla scoperta dello “straordinario nell’ordinario” (nel saggio, Horowitz passeggia per Manhattan in compagnia di esperti sempre diversi — ad esempio un geologo, un medico, un tipografo, un musicista — per notare particolari differenti).

Più recente è @solideode, della grafica olandese Joriene Boom, che ha cominciato la sua caccia al mattone solo lo scorso novembre ma ha già postato foto splendide.

Quest'articolo è stato scritto da Redazione ed è uscito su Frizzifrizzi.

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