Pattern deriva dal latino patronus, che sta ad indicare il protettore, il maestro, ma anche il modello, quello da cui prendere esempio, quello da replicare. E un pattern è proprio questo: uno schema, un motivo che si ripete a partire da una sua parte, che è poi l’originale, il “padre” (patronus a sua volta deriva da pater).
Sapere che uno dei più influenti e importanti studi al mondo, specializzato appunto in pattern, si chiami Patternity, cioè “patternità”, fa quindi sorridere.
Mentre vedere, poi, le meraviglie che da quello studio escono fuori, fa strabuzzare gli occhi—lo stesso effetto che farà questo libro a chi se lo troverà tra le mani.
Nato nel 2009 su idea della fotografa e art director Anna Murray e della designer Grace Winteringham, Patternity è un progetto che studia, esplora, raccoglie, cataloga i pattern. Ma non quelli già bell’e pronti, quelli evidenti, “fabbricati” appositamente come pattern—quello sono buoni tutti (o quasi) a farlo. Quanto piuttosto—rifacendomi alla citazione d’apertura di Palahniuk—i pattern che i più non riconoscerebbero come tali, i pattern nascosti, i pattern dentro ai pattern, quelli che stanno nell’angolino di una fotografia, o su una foglia coperta di rugiada, sulla livrea cangiante di un pesce o di un uccello, tra le pieghe di una mano, tra le stelle come nelle particelle viste al microscopio.
La Murray e la Winteringham, che fanno fior di consulenze per i più grandi marchi della moda, della tecnologia, dell’editoria, della comunicazione, del mercato dell’arte, oltre che per musei e centri studio, sono una vera autorità in materia. Forse addirittura l’Autorità assoluta.
Curiosare nel loro archivio è un’esperienza capace di darti così tanti stimoli che a un certo punto ti tocca smettere per non andare in sovraccarico.
E mentre in questi giorni, a Londra, stanno organizzando il Festival of Pattern (dal 18 al 22 settembre) e una nuova piattaforma editoriale firmata Patternity è sul punto di partire, un libro, uscito lo scorso 3 settembre, celebra l’arte e la ricerca che il progetto ha portato avanti in questi anni.
Una ricerca che si ferma all’apparenza. Uno dei punti del loro Manifesto (sì, hanno anche un manifesto), recita: guardare ai più piccoli dettagli può aumentare la nostra comprensione del quadro generale?
E ancora: se riusciamo a visualizzare l’invisibile, questo può portare avanti l’innovazione?
Se non è filosofia questa…